Risonanza magnetica con USPIO nel tumore della prostata


La stadiazione prechirugica del parametro N riveste un ruolo cruciale nei pazienti affetti da tumore alla prostata al fine di una corretta programmazione terapeutica.
L’eventuale presenza di metastasi linfonodali ha, infatti, un impatto prognostico estremamente negativo.

Secondo i dati del National Cancer Institute ( NCI ) degli Stati Uniti, la sopravvivenza a 5 anni passa dal 100% per una neoplasia confinata alla prostata e senza coinvolgimento linfonodale a meno del 40% nel caso di uno stadio IV con metastatizzazione linfonodale; ciò vale anche per le micrometastasi, che di fatto escludono la possibilità della terapia chirurgica.

Attualmente, il gold standard nella valutazione del parametro N è rappresentato dalla linfadenectomia pelvica e dal successivo esame istopatologico.
La linfadenectomia pelvica deve considerarsi una procedura diagnostica e non-terapeutica invasiva, nonostante sia gravata da potenziali complicanze e sia responsabile di un allungamento dei tempi chirurgici.

Il ricorso a una metodica invasiva è dovuto alle ridotte possibilità di caratterizzazione offerte dalle tecniche di imaging diagnostico, comprese le più sofisticate come la risonanza magnetica ( RM ).
Infatti, anche in risonanza magnetica il criterio per definire un linfonodo patologico è dimensionale e morfologico: i linfonodi con asse minore superiore a 1 cm vengono considerati positivi per la presenza di metastasi.
Utilizzando tale criterio, la stadiazione del parametro N risulta scarsamente sensibile, in quanto forma e dimensioni normali di linfonodi contenenti piccole metastasi possono essere causa di falsa negatività.

Tali limitazioni in termini di sensibilità e di valore predittivo negativo sono comuni anche alla tomografia computerizzata ( TC ).

Sebbene molto promettente per le neoplasie metastatiche del polmone, il ruolo della tomografia a emissione di positroni ( PET ) utilizzando come tracciante il 18-fluorodesossiglucosio (1 8-FDG ) è limitato in caso di neoplasie dell’apparato genito-urinario, e in particolare nel carcinoma della prostata, per la bassa captazione del tracciante da parte dei linfonodi metastatici.

Nonostante la sensibilità della PET con 18-FDG sia leggermente più elevata ( 67% ) rispetto a quelle della tomografia computerizzata e della risonanza magnetica senza mezzo di contrasto, tale valore non è tuttavia sufficiente per sostituire la dissezione dei linfonodi pelvici.

Risonanza magnetica e mezzi di contrasto linfonodo-specifici

La ridotta accuratezza diagnostica delle metodiche di imaging non-invasivo ha spinto i ricercatori a sviluppare una nuova classe di mezzi di contrasto per la risonanza magnetica che abbia proprietà linfonodo-specifiche.
Tali mezzi di contrasto sono composti formati da un core di nanoparticelle di Ossido di ferro ( USPIO, ultrasmall superparamagnetic particle iron oxides ), delle dimensioni di circa 4.3-6.0 nm, rivestite di Destrano a basso peso molecolare.
Le particelle di ferro esprimono proprietà superparamagnetiche nella risonanza magnetica riducendo l’intensità del segnale delle strutture in cui vanno a concentrarsi nelle immagini T2 pesate e, maggiormente, in quelle T2* pesate.

Gli USPIO posseggono proprietà linfonodo-specifiche, in quanto le particelle fagocitate dai monociti e dai macrofagi vengono concentrate nel corso di 24 ore a livello dei linfonodi normali.
Dunque, gli USPIO rappresentano un mezzo di contrasto in grado di effettuare una marcatura magnetica delle cellule del sistema reticoloendoteliale dei linfonodi non-metastatici e possono essere utilizzati per incrementare l’accuratezza della stadiazione del parametro N in pazienti con diverse neoplasie, tra le quali il tumore della prostata.

La molecola dell’USPIO è conosciuta con il nome di Ferumoxtran-10 ( nomi commerciali Sinerem in Europa e Combidex negli Stati Uniti.

Gli USPIO sono mezzi di contrasto a somministrazione endovenosa, in seguito alla quale le nanoparticelle passano lentamente dallo spazio vascolare a quello interstiziale. Le dimensioni dei nanopori dell’endotelio vasale sono di circa 20-30 nm e quindi gli USPIO posseggono una lunga emivita circolante in quanto il passaggio interstiziale è molto lento o addirittura impossibile per alcune delle nanoparticelle di maggiori dimensioni ( tra i 30 e i 40 nm, se si considera anche il rivestimento di Destrano ). ( Xagena_2010 )

Passariello R et al, Imaging RM della prostata, Springer-Verlag 2010

Xagena_Medicina_2010